venerdì 13 giugno 2014

Come nutrire l'anima


Esattamente come il nostro corpo, anche la nostra anima ha bisogno di nutrirsi.
Un’anima non nutrita, maltrattata, dimenticata o abbandonata, può portare ad un indebolimento della forza vitale e di conseguenza dell’involucro che la custodisce, ossia del corpo fisico. Conoscendo e assecondando le necessità della nostra anima, la aiutiamo nel suo processo di perfezionamento. Nel contempo, abbiamo la possibilità di mettere in moto tutti i meccanismi di difesa e di autoguarigione che partono proprio dalla nostra essenza più profonda.

Come prendersi dunque cura della propria anima?

Il cibo più prezioso di cui può nutrirsi la nostra anima è sicuramente l’Amore.
L’amore è vibrazione, l’amore è energia, l’energia più alta e più pura che mette in relazione mente, anima e corpo. L’amore è una fonte di potere immenso che smuove le montagne, dissolve le paure, fa sopportare il dolore. L’amore può essere anche alla base dell’energia di guarigione. Amare se stessi e il prossimo, vivere ogni giorno in amore, fare le cose con amore e per amore, è già un’ottima base di partenza.

Al contrario, bisogna evitare di alimentare la propria anima di rabbia, di rancore e di tutte le energie negative in cui, più o meno consapevolmente, vivono sprofondate ogni giorno molte persone e che finiscono spesso per ripercuotersi sul piano fisico ed emozionale.

Un altro consiglio è quello di imparare a indirizzare la propria attenzione verso l’interno, a percepire ogni singola parte del nostro corpo in cui si trova la nostra anima. E lì far arrivare il nostro respiro, che non è nient’altro che una manifestazione dell’energia vitale. Con semplici tecniche meditative e di respirazione (offerte ad esempio dalla pratica del Kundalini yoga), si arriva a collegare il corpo allo spirito, aumentando la consapevolezza, allontanando emozioni e pensieri negativi e portando ossigeno e forza vitale dentro di noi.

Molto utili sono infine tutte le terapie energetiche che vanno a smuovere la forza vitale nel nostro profondo. La pranoterapia, così come l’omeopatia, la medicina antroposofica o la medicina naturale cinese, si basano tutte sull’intelligenza del Prana e sul riequilibrio degli scompensi energetici.

In conclusione, prendersi cura della propria anima non vuole dire guarire sempre e automaticamente da ogni malattia, ma significa facilitare il suo percorso di armonia e perfezionamento, con grandi benefici non solo a livello fisico, ma anche psichico, emotivo e comportamentale. Perché il più grande terapeuta è dentro di noi.

lunedì 28 aprile 2014

Qui e ora


Se ci osserviamo per un istante, ci rendiamo conto di come spesso viviamo ancorati al passato oppure proiettati in un futuro più o meno prossimo, e quello che apparentemente dovrebbe essere normale, ossia vivere nel momento presente, risulta in effetti molto difficile. Questo lasciarsi trasportare nel tempo rischia di trasformarsi automaticamente in uno stato di insoddisfazione, ansia o frustrazione continua.
Chi vive nel passato, indugiando su errori commessi o su torti subiti, si sente bloccato e condizionato per la paura di commettere gli stessi sbagli o di soffrire nuovamente esperienze negative. Chi tende a vivere nel futuro, crucciandosene oppure riponendovi speranze e felicità, si lascia sfuggire le risorse del proprio presente e non si gusta ciò che la vita ora gli offre.

Se non si vuole lasciarsi intrappolare da questo circolo vizioso e autodistruttivo, bisogna imparare a vivere pienamente e intensamente il presente, applicando il principio del “qui e ora”.

Professato già ai tempi latini attraverso il famoso “carpe diem” di Orazio, ripreso in diversi passi dei Vangeli, capo saldo della filosofia Zen e dello Yoga ma anche della psicologia contemporanea (soprattutto della Gestalt), il “qui e ora” è un concetto di crescita spirituale all’apparenza semplice, ma allo stesso tempo molto profondo e complesso.
Come riassumerlo in poche parole?
La vita è sempre e solo adesso, mentre passato e futuro esistono unicamente nella nostra mente. È dunque importante non identificarsi né farsi sopraffare o travolgere dai pensieri negativi e malsani verso cui la nostra mente ci porta.

Il passato è un tempo andato e come tale non possiamo modificarlo ma solo lasciarlo andare. Possiamo far tesoro delle esperienze vissute, ma non tramutiamole in credenze, paure e zavorre che inibiscono ogni tipo di evoluzione personale.
Il futuro invece non esiste ma è condizionato da come oggi viviamo il presente, dalle intenzioni e dai pensieri più o meno positivi che adesso coltiviamo.

Solo essendo presenti “qui e ora” possiamo diventare consapevoli di tutte le nostre scelte, dalle più banali a quelle più importanti per la nostra esistenza.
Distaccandoci dai pericolosi meccanismi della nostra mente e focalizzando la necessaria attenzione al nostro corpo, al respiro, alle sensazioni e all’energia vitale dentro di noi, riusciremo inoltre a comprendere ciò che le situazioni, i problemi o i disagi vogliono comunicarci e innescare così il giusto processo di cambiamento ed evoluzione.



giovedì 20 febbraio 2014

Dalla Pranoterapia al Counseling Energetico


Quando nel 1988 ho iniziato la mia attività e aperto un piccolo ambulatorio vicino a casa, i primi “coraggiosi” pazienti mi chiedevano di curare principalmente problemi di tipo fisico. Veniva da me la signora del paese con il mal di schiena, il postino con la tendinite, l’amica che soffriva di emicrania, ecc. Una volta individuata la patologia, indirizzando il Prana sull’organo dolorante o malato, sono riuscito a curare o alleviare la sofferenza di numerose persone.

Per anni ho focalizzato la mia vita sul lavoro, sulla salute degli altri, trascurando gravemente la mia, tanto da non accorgermi dei segnali che il mio corpo mi stava evidentemente mandando.
Il 14 giugno del 2004 mi sono trovato in ospedale tra la vita e la morte, per una patologia cronica e inguaribile con cui oggi ho fortunatamente imparato a convivere.

Questa seconda esperienza di pre-morte, di cui ho già parlato in un altro post, non solo ha cambiato il mio approccio alla vita, ma ha dato anche un senso e un approccio diverso al mio modo di lavorare. Sentivo che la mia missione era giusta ma che la stavo applicando in maniera un po’ limitativa: dovevo occuparmi non più solo del corpo delle persone, ma anche della loro anima.

Contestualmente a questa mia nuova consapevolezza, mi sono accorto che le persone che si rivolgevano, e che tuttora si rivolgono a me, lo fanno sempre meno per disturbi fisici e sempre di più per risolvere questioni emozionali, stress, scelte di vita, conflitti o problemi relazionali. Ho dunque semplicemente deciso di utilizzare i miei doni, la mia esperienza e un po’ anche i miei studi di psicologia, al riequilibrio generale tra il corpo, la mente e l’anima della persona.

Per questo oggi la definizione di “Pranoterapeuta” mi sta un po’ stretta e preferisco quello di “Counselor Energetico”, termine che mi piace molto perché deriva dal latino “cum-solere”, letteralmente tradotto in “aiutare a sollevarsi”, ma anche “consolare”, “confortare”, “venire in aiuto”.

Continuo a offrire il mio Prana, questa energia intelligente capace di agire là dove esiste il bisogno, abbinandolo all’ascolto del paziente, al consiglio e al supporto. Garantendo sempre il libero arbitrio della persona che ho di fronte, senza giudizi, senza vincoli o dipendenze, il mio obiettivo è quello di affrontare insieme un cammino di perfezionamento dell’anima, liberandosi dai blocchi, dai preconcetti e dalla paura del giudizio e del consenso altrui.






mercoledì 2 ottobre 2013

La malattia


Qualunque sia la sua gravità, da un banale herpes a un morbo raro fino al tumore, qualunque sia l’organo coinvolto, la malattia non può essere ridotta unicamente a un insieme di dati clinici o a un esame dei sintomi.

Ogni giorno viviamo una serie infinita di emozioni, molte delle quali negative. Penso ad esempio a sentimenti di rabbia, di paura, di agitazione, di disagio, di noia, di rancore, che spesso e volentieri mettono pure in moto nel nostro corpo delle vere e proprie reazioni biochimiche. Se questi stati emotivi negativi persistono nel tempo, per mesi o addirittura anni, finiscono per somatizzarsi in un semplice disturbo o addirittura in una malattia.

Sono dell’avviso che alla base di tutte le malattie c’è sempre uno scompenso energetico e può accadere che un calo energetico in un organo provochi una patologia all’organo stesso. Le malattie nascono da un “mal essere”, da un NO che l’animo di un individuo dice di fronte ad una specifica situazione. Se questo NO resta inascoltato, presto o tardi si sviluppano delle reazioni che possono sfociare in uno stato patologico. Psiche e corpo sono un unicum, sono collegati. Uno squilibrio a livello dell’anima ha evidenti ripercussioni sul piano fisico, portando a complicanze che sfociano poi in patologie tutt’altro che psichiche.

La malattia, la sofferenza, ma anche gli incidenti ripetuti, sono quindi un campanello d’allarme, un urlo muto che il nostro corpo ci lancia per indicarci che è arrivato il momento di fermarci a riflettere e di cambiare qualcosa nel nostro approccio alla vita. Come dice Alejandro Jodorowsy, la malattia non è cattiva, ti avvisa che stai sbagliando cammino.

Mi rendo conto che è difficile accettare la malattia, quando questa tocca noi stessi o persone a noi vicine. Spesso capita di vivere la malattia come un’ingiustizia o come una punizione divina: niente di più sbagliato. Dio non punisce, non gode della nostra sofferenza e non infligge una condanna con la malattia. Siamo noi che costruiamo il nostro destino, anche quando pensiamo di esserne vittima.

D’altra parte la malattia non va neppure temuta, perché la paura come i cattivi pensieri prendono forma e non favoriscono il nostro potenziale di autoguarigione. La malattia, il malessere è un segnale che va piuttosto dapprima ascoltato e poi seriamente ma serenamente valutato. Una ricerca personale permette di capire cosa ha effettivamente generato la malattia a livello metafisico e aiuta a cambiare eventualmente le convinzioni e le attitudini negative che ne stanno alla base. La remissione stessa della malattia viene condizionata da molti fattori, che prescindono la volontà cosciente della persona. La guarigione è infatti una trasformazione profonda, non soltanto del corpo, ma anche della mente e dello spirito.

La mia esperienza mi ha portato a vedere la malattia come un dono, un’occasione di perfezionamento, di riflessione, di presa di coscienza. Sono molto positivo sotto questo punto di vista proprio perché ho avuto modo di assistere a vere e proprie rinascite a seguito della malattia.
E chi mi conosce da molti anni, può affermare che io ne sono l’esempio.




mercoledì 29 maggio 2013

L'inferno esiste?


La risposta a questa domanda dipende molto dalla nostra cultura religiosa, dal momento che sono i dogmi religiosi a insegnare l’esistenza di un luogo di punizione, al quale sono destinati per l’eternità tutti coloro che si macchiano di gravi peccati durante la vita terrena.
Personalmente sono dell’avviso che Dio non giudica, non punisce e non condanna nessuno. L’esistenza dell’Inferno sarebbe in contraddizione con la benevolenza e l’amore assoluto di Dio.

Vero è che lo spauracchio dell’Inferno può tornare utile all’intera società, se usato come monito, come deterrente per mantenere l’ordine e far rispettare le leggi civili e morali. Purtroppo se ne vede anche un abuso da parte della Chiesa, che arriva così a controllare la condotta sociale, sessuale, familiare della gente.

Mi rendo conto di andare contro corrente negando l’esistenza dell’Inferno, ormai entrato nell’immaginario collettivo anche grazie all’opera di Dante. Sono dell’idea che l’Inferno, in un certo modo, potrebbe essere la vita corrente, quella che tutti i giorni ci mette di fronte a ostacoli, difficoltà, malattie, sofferenze. Ognuno di noi ha un suo percorso durante il quale ha l’occasione di perfezionare la propria anima. Come ho già avuto occasione di dire, è solo una questione di tempi, ma alla fine, presto o tardi, tutti raggiungeremo la Luce. Altrimenti cadrebbe il concetto che Dio è amore.

Per lo stesso motivo preferisco parlare di “esperienza” e non di “peccato”. Quello che la religione considera “peccato”, non è altro che esperienza, che può diventare negativa e rallentare il processo di perfezionamento dell’anima quando si vive con l’intenzione e la coscienza di fare del male al prossimo.

Perché il male, quello sì che esiste! E purtroppo ne abbiamo triste prova ogni giorno. Il male è quello che ci fa cedere al nostro libero arbitrio e ci fa commettere esperienze negative, creando a loro volta gli ostacoli al percorso di perfezionamento.
Ma il male non avviene per opera di Dio, è contro la sua natura di amore assoluto. L’origine del male è da ricercare nell’antitesi di Dio, ossia nel diavolo, in Satana, nell’unione delle forze negative del cosmo, che tentano in ogni modo di corrompere la bontà della creazione e dell’operato divino.

Quando le nostre anime saranno tutte più evolute, più forti e consapevoli, e sapranno riconoscere Dio, senza lasciarsi tentare dalle forze del male, anche il semplice monito dell’Inferno avrà perso ogni sua importanza o necessità.




mercoledì 20 marzo 2013

Il libero arbitrio


Di fronte a eventi negativi della vita, quanti di noi hanno pensato almeno una volta “Ma perché capitano tutte a me? Perché il mio vicino è ricco, sano e fortunato, mentre a me succedono solo cose brutte?”.

Il più grande errore è pensare che siamo inderogabilmente legati al nostro destino, bello o brutto che sia, che qualcuno ha voluto e stabilito per noi. Il libero arbitrio di ognuno di noi si oppone costantemente e quotidianamente alla volontà divina e del destino. Noi non siamo delle marionette in mani divine ma, grazie al libero arbitrio che ci è stato garantito, siamo sempre liberi di scegliere la nostra strada e cambiare intelligentemente la condotta della nostra vita. La vita è un cammino di perfezionamento della nostra anima e se siamo ancora qui su questa terra, sia io che scrivo sia voi che leggete, è perché siamo tutti imperfetti!

Sta a noi scegliere come agire, sia in bene che in male, senza paura per questo di essere puniti. Il libero arbitrio è inteso anche come la libertà di sbagliare, perché tanto la nostra anima potrà ritornare a sistemare quanto abbiamo sbagliato nella vita precedente. Ricordiamoci che l’obiettivo finale sarà sempre e comunque l’evoluzione fino alla perfezione della nostra anima. Potremo impiegare più o meno tempo, potremo essere messi di fronte a più o meno ostacoli e prese di coscienza, ma prima o poi tutti arriveremo alla Luce come anima perfetta.

Come prendere allora le nostre decisioni?

Dobbiamo imparare a fermarci un momento e ascoltare dentro di noi, cercando di usare le risorse e gli aiuti che disponiamo.
Le “memorie” che compongono la nostra anima e che provengono da vite ed esperienze già vissute, ci aiutano nel nostro percorso di perfezionamento. Le “memorie” in quanto intelligenti, sono indipendenti e in grado di fare scelte o comunque di influirle.

Altrettanto importante è non sottovalutare i messaggi che ci vengono inviati. Gli angeli esistono e ci aiutano. Interagiscono con noi in maniera differente, talvolta segreta e impercettibile, per non condizionare il nostro libero arbitrio. Può essere che prendano l’aspetto di figure particolari, altre volte si manifestano nel consiglio disinteressato di un amico, in un sorriso o in una parola cara o… in un ostacolo. Non tutto il male viene per nuocere, certi eventi o certe esperienze negative aiutano di più che una parola buona.
Occorre sempre e comunque vivere con entusiasmo e passione, perché la sfortuna e la punizione non esistono.


domenica 16 dicembre 2012

L'anima


Esiste l’anima, che cos’è e dove si trova?

Già nel 1906 un medico statunitense, il dr. Duncan MacDougall, cercò di dimostrare l’esistenza dell’anima pesando la massa persa (circa 21 grammi) da un certo numero di persone al momento della morte, ossia nel momento in cui l’anima lascerebbe il corpo.

L’anima esiste e non coincide con la mente. L’anima è più della mente, è distribuita in tutte le parti del nostro corpo ma non ha bisogno del nostro corpo per esistere, è un tutt’uno con noi ma continuerà a esserci anche al di fuori o dopo di noi. L’anima è ovunque, è eterna ma mutevole. È un’essenza dotata di intelligenza, un contenitore di memorie che appartengono a vite già vissute e anche molto lontane. Conserva dentro di sé esperienze e dunque conoscenze che possono, senza averne il sopravvento, influenzare la nostra vita attuale, oppure predisposizioni che potemmo essere in grado di sfruttare.

L’anima si articola su tre livelli e nella sua evoluzione si rafforzerà e sgancerà man mano dalle memorie a cui è temporaneamente unita fino a rimanere un’unica e illuminata essenza. I vari problemi (affettivi, finanziari, di salute) che ci troviamo ad affrontare in una vita non sono altro che delle esperienze da percorrere affinché anche la nostra anima possa crescere ed evolvere. E a seconda del livello in cui l’anima agisce, avremo reazioni diverse alle cause della vita.

Non esistono anime buone e anime cattive, a prescindere. I concetti di buono e cattivo, giusto o sbagliato, sono piuttosto valutazioni umane per catalogare un modo di agire. Anche l’anima di un criminale non ha una connotazione negativa. Non è l’anima che lo porta a commettere dei crimini, ma piuttosto la sua ragione, ossia il controllo più o meno razionale che veicola l’anima. In questo caso tuttavia il percorso spirituale della sua anima e delle anime che ha al suo interno sarà più lungo e difficile, poiché ogni azione o sentimento negativo interrompe il suo processo evolutivo, obbligandola a reinserirsi in altre memorie nel prossimo percorso che dovrà fare.

Allo stesso modo, l’anima non è consapevole di essere eterna e di fatto può anch’essa ammalarsi e deperire proprio come il corpo. L’anima ha un continuo bisogno di essere alimentata, proprio come il corpo ha bisogno di cibo. Quando una persona si ammala, si verifica gioco forza un abbassamento della forza vitale, un indebolimento del corpo (dell’involucro) fino ad arrivare ad un deperimento dell’anima e infine alla morte.

Attraverso la forza vitale l’anima mantiene in vita la persona. Lavorando dunque sulla forza vitale, si arriva ad alimentare anche l’anima e aumentare le proprie capacità di auto guarigione. L’anima non occupa tuttavia soltanto il nostro corpo fisico ma interagisce con esso attraverso tutti i nostri aspetti emozionali, gli impulsi sensoriali esterni e i sentimenti. Negli ultimi anni, molte forme di medicina alternativa, penso ad esempio all’omeopatia, la pranoterapia, la medicina naturale cinese e quella antroposofica, si sono avvicinate agli aspetti somatici della malattia. Sono convinto che nel futuro si cercheranno sempre più “medicine dell’anima” per garantire un’armonia completa e un benessere psicofisico della persona.



martedì 27 novembre 2012

Cosa vedono i miei occhi


Sin da quando sono bambino, convivo con due mondi diversi: il primo quello terreno, che ogni giorno ognuno di noi assaggia, e poi un altro mondo, che forse ne è semplicemente la continuazione, che negli anni ho imparato ad accettare e che ora è parte integrante della mia vita privata e professionale. Anche se di solito preferisco nascondermi dietro una facciata di simpatica normalità, adeguandomi alla situazione o alle persone che ho di fronte, nel momento in cui vengo esplicitamente interpellato e capisco un sincero e disinteressato interessamento all’argomento, posso aprirmi e parlare di me con molta semplicità.

Molto semplicemente devo dunque ammettere di vivere e vedere un mondo parallelo.
In altre parole, sono in grado di vedere entità con sembianze identiche alle nostre ma che riconosco come persone defunte. Non dimentichiamo che, al momento della morte, continuiamo a portarci dietro l’energia che ha abitato il nostro corpo fisico per anni e che, in un modo o nell’altro ha ancora le nostre sembianze o quelle che sceglieremo di avere. In altre parole, anche nell’aldilà abbiamo un aspetto esteriore unico che però, se vogliamo, riusciamo a modificare a piacere.

Queste entità possono trovarsi per strada, sul treno, in casa di amici, al ristorante, non importa dove. La maggior parte delle volte ovviamente non le conosco: se necessario riesco a comunicare con loro ma altrettanto spesso le ignoro, alla stessa maniera in cui potrei ignorare persone vive a me sconosciute. Al contrario ci sono altre entità, le mie cosiddette ‘guide’, con le quali ho invece un rapporto quotidiano, ormai amichevole e familiare, e che mi accompagnano e aiutano nel mio cammino spirituale e professionale.

La comunicazione con queste entità è un fenomeno per me normale e difficile da spiegare, anche perché non mi è necessaria alcuna pratica o dinamica preparatoria: per intenderci, nessuna trance, assenza o ipnosi. Ovviamente le modalità di contatto con queste entità trascendono la lingua parlata e la comunicazione avviene a un livello mentale con uno scambio reciproco di pensieri. È per questo che non vi sono barriere linguistiche e riesco a comunicare anche con entità che non parlano italiano. Il dialogo tra me e loro è come se fosse nella mia lingua.

Può capitare tuttavia che parlino tra di loro e io assista semplicemente ai loro discorsi. A volte tacciono, a volte mi danno consigli. Non sempre comunque ottengo risposte alle mie domande, perché tutto dipende da quanto mi è concesso e utile sapere. Se le mie guide ritengono che divulgare determinate informazioni, pregiudicherebbe il mio percorso di apprendimento (o della persona toccata), non ricevo risposta alcuna. Ci sono cose nella vita che, nel proprio percorso di evoluzione, ognuno deve scoprire da solo.

Delle volte invece riescono addirittura ad avere un forte senso dell’umorismo.
Vedendo il nostro affannarci dietro a certe cose e comprendendone l’inutilità, spesso e volentieri ironizzano sui nostri comportamenti, come un adulto potrebbe sorridere delle ingenuità di un bambino. E come accade anche a noi, non sempre le discussioni toccano forzatamente argomenti profondi. Nell’aldilà si può ridere e scherzare, ci si diverte, ci si dedica a tutto quanto da più piacere e lo si fa con piacere.
Altrimenti che paradiso sarebbe?


venerdì 16 novembre 2012

Omaggio a Gustavo Rol


Difficile riuscire a spiegare in poche parole chi era Gustavo Rol. Nato a Torino nel 1903 e morto all’età di 91 anni, uomo colto e raffinato, laureato in giurisprudenza, amante dell’arte e della musica, proveniente da famiglia borghese benestante e sposato a una nobildonna norvegese, Rol è oggi conosciuto come il più grande sensitivo e veggente del secolo e ciò malgrado lui stesso non amasse essere considerato tale.

Pur rifiutando ogni allusione al paranormale e sempre restando persona riservata e modesta, Gustavo Rol era solito invitare regolarmente nella sua casa di via Pellico gli amici più cari con i quali condivideva i suoi “esperimenti” (poteva trattarsi di lettura e scrittura a distanza, pittura automatica, telecinesi, materializzazione di oggetti, oppure lettura del pensiero, diagnosi mediche, bilocazione, fino al passaggio attraverso i muri).

Di questi fenomeni e di altri ancora sono riportate numerose testimonianze, non solo dei più stretti amici ed estimatori di Rol, ma anche di giornalisti, scrittori, scienziati e uomini di stato che entrarono in contatto con lui (per citarne alcuni tra i più famosi, Federico Fellini, Franco Zeffirelli, la famiglia Agnelli, Cesare Romiti, fino a Albert Einstein, Mussolini e Charles De Gaulle). Si dice che Rol non chiese né accetto mai denaro da nessuno, probabilmente anche perché non ne aveva necessità alcuna.


Questi incontri privati si aprivano sempre con prestigiosi ed impressionanti giochi di carte. Un’abitudine che Gustavo Rol aveva adottato, prima di entrare a parlare di argomenti ben più complessi e spirituali, a mio avviso con l’intento di riscaldare l’ambiente, di sdrammatizzare e dissacrare gli argomenti seri e spirituali che seguivano, e tentare di mettere in chiave “normale” fenomeni in realtà paranormali. Con i suoi “esperimenti”, Rol voleva invece far riflettere sull’esistenza di un’altra dimensione, spirituale, energetica, divina, a seconda dell’interpretazione di ognuno.

Rol non lasciò molti scritti o dichiarazioni, ma sicuramente enormi spunti di riflessione. La sua frase più emblematica fu questa: “Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta nota musicale ed il calore”. Il suo messaggio resta dunque molto ermetico, non di larga portata e diffusione né di immediata comprensione. Per i numerosi riferimenti all’alchimia, alla metafisica e alla simbologia, chi si è avvicinato al pensiero di Gustavo Rol, o chi lo farà, deve aver intrapreso un cammino introspettivo e iniziatico.

Più in generale comunque, il suo grande pregio è stato sicuramente quello, in un’epoca di grande materialismo, di aver affermato la presenza di Dio e di una vita ultraterrena e di aver riavvicinato l’uomo al divino senza intermediari (come già riportavano i vangeli gnostici, “Oh Dio, fammi Dio!”).



domenica 11 novembre 2012

L'Angelo custode


Ognuno di noi, che ci creda oppure no e indipendentemente dalla religione che professa, ha un Angelo custode al suo fianco.

La figura dell’Angelo non si limita alla tradizione cristiana ma è presente in tutte le religioni, con forme analoghe o con significati diversi a seconda del contesto in cui si collocano.

Nella gerarchia degli Angeli, gli Angeli custodi, seppur entità evolute, appartengono all’ordine più basso. Essi sono mandati da Dio per proteggere ed evolvere la persona nel suo percorso e saranno tanto più evoluti quanto più la persona a loro affidata è esposta a necessità di sostegno spirituale.

Si avvicinano a noi sin dal concepimento, sono con noi al momento del parto e ci affiancano ogni giorno della nostra vita, costantemente sempre, fino alla morte. È difficile, se non impossibile, che un umano non abbia accanto a sé un Angelo. Anzi, è addirittura possibile che ne abbia più di uno (insomma vi garantisco che in giro c’è una quantità enorme di Angeli...). Dovete invece sapere che, molto raramente l’Angelo custode è un nostro parente o una persona che ci è stata vicina nella vita.


 Gli Angeli esistono a una frequenza vibrazionale un po’ più sottile di quella percepibile ai nostri sensi. A parte medium e sensitivi, solo pochi animali molto sensibili (gatti, cavalli e delfini) riescono a percepire la loro presenza o il movimento degli Angeli. Questo significa che non possiamo vederli e ascoltarli ma loro possono invece farlo con noi. Gli Angeli non hanno bisogno di essere invocati con la preghiera, loro conoscono le nostre difficoltà, loro sanno quando abbiamo bisogno di aiuto. Sia che li preghiamo o meno, loro ci sono.

E ci aiutano. Perché il loro compito è quello di proteggerci, di alleggerirci dalle difficoltà, di essere i custodi della nostra anima.
L’Angelo custode può influenzare la nostra realtà o può indirizzarci con dei segnali verso determinate scelte, ma sta sempre a noi cogliere i suoi messaggi e la loro importanza. L’Angelo custode non è infatti in grado di intervenire sulle azioni del singolo individuo, buone o cattive che siano, poiché a tutti noi è garantito il libero arbitrio.

L’Angelo è custode della nostra anima, non del nostro corpo. Il suo intervento è dunque limitato alla salvaguardia del nostro spirito, all’evoluzione della nostra anima. Di fronte alle richieste di guarire da una determinata malattia, è dunque purtroppo difficile che l’Angelo custode possa aiutarci, perché egli non è stato mandato con il compito di proteggere il nostro corpo. Anzi, può capitare che sia proprio la malattia lo strumento per migliorare la nostra anima, e per questo inevitabile.



giovedì 1 novembre 2012

La commemorazione dei defunti


Si avvicina come ogni anno la commemorazione dei defunti, ricorrenza che la chiesa cattolica festeggia il 2 novembre e che ha come consuetudine quella di visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari.
Ammetto di non essere un frequentatore del cimitero, malgrado diversi anni fa abbia perso la nonna a cui ero molto legato. Anzi, a dire la verità, sarò stato sì e no due volte sulla sua tomba.

I defunti non riposano al cimitero. Lì ci sono solo le loro spoglie ossia l’involucro che abitavano per vivere l’esistenza terrena ma che hanno ormai abbandonato definitivamente. Ora sono anima, energia, coscienza, vivono in altre dimensioni e desiderano solo raggiungere la luce di Dio.
E poi i defunti non riposano proprio! Altro che invocare per loro “L’Eterno Riposo”! Nell’aldilà ci attende un lavoro intenso teso ad aiutare gli altri e a migliorare se stessi, una vita intensa e frenetica ma ricca di soddisfazioni personali!

È giusto ricordare le persone abbiamo amato e che non ci sono più e possiamo farlo nella maniera che più ci piace, quando più ci piace, senza farci prendere dai sensi di colpa o dalla paura del giudizio divino. Ai nostri cari non importa se osserviamo o meno questa festività, se andiamo o meno a visitarli al cimitero. Per loro non esistono tempi e ricorrenze e si sono staccati dal giudizio e dal consenso nei nostri confronti. Pregare per loro o portare fiori sulla loro tomba, non cambia la loro evoluzione spirituale.

Se invece andare al cimitero è la maniera per sentirsi più vicini a chi non c’è più, ben venga. Andiamoci cercando di pensare alla morte stessa come una festa, come un dono, perché la morte non è solo la rinascita in un’altra dimensione, ma è l’unificazione con Dio, con l’Amore puro. Ogni persona è un miracolo, una scintilla di quell’assoluto da cui si proviene e a cui si torna.

Chi ci ha amato non ci ha lasciato, ha solo cambiato il modo di essere con noi. Continua a vivere nei nostri sorrisi, nei nostri pensieri ed è al nostro fianco spiritualmente, perché la vita continua, nonostante tutto e comunque.


venerdì 26 ottobre 2012

Comunicare con l'aldilà


La comunicazione con l’aldilà affascina da sempre molte persone, sia per semplice curiosità o per avere un contatto con una specifica persona che non c’è più oppure ancora per ottenere risposte o informazioni riguardo alla propria vita o al proprio futuro. Medium e sensitivi sembrano moltiplicarsi a vista d’occhio, basta aprire le pagine di un giornale per trovarci pubblicità di ogni genere, persone che garantiscono risposte e soluzioni a qualsiasi tipo di problema. Ho conosciuto sensitivi e persone dotate di facoltà eccezionali in grado di aiutare il prossimo, ma purtroppo questo è perlopiù un mondo ricco di impostori, persone che si improvvisano medium o veggenti e che lucrano sui problemi e sulla disperazione della gente.

Il mio primo consiglio è quello di diffidare da chi vi presenta false speranze, da chi tenta di inculcarvi paure o dipendenze, da chi pretende di guarire da ogni malattia o di risolvere ogni problema. Io stesso non sempre ottengo risposte alle mie domande. Tutto dipende da quanto mi è concesso e utile sapere. Tengo a sfatare immediatamente il mito che io possa venire a conoscere in anticipo tutto ciò che mi circonda, compresi i numeri del lotto! Se le mie guide ritengono che divulgare determinate informazioni pregiudicherebbe il mio percorso di apprendimento o della persona interessata che ho di fronte, non ricevo risposta alcuna. Ci sono cose nella vita che, nel proprio percorso di evoluzione, ognuno deve scoprire da solo. Certi valori e certi ideali che fanno parte del piano materiale sono estranei a quello dell’aldilà, come appunto la richiesta di una vincita alla lotteria!

Il secondo consiglio è evitare il “fai da te”, affidandosi a sedute spiritiche (termine generale che include parecchie tecniche di evocazione dei defunti), fosse solo per curiosità o per gioco. Sono pratiche che personalmente non svolgo (o per lo meno non in maniera volontaria) e che trovo vadano a disturbare un mondo molto particolare, con dinamiche difficili da gestire.

Vorrei poi sottolineare come molte di queste comunicazioni medianiche possono anche essere falsate o difficoltose, proprio per la struttura stessa e le dinamiche del post mortem. Un’anima, dopo la morte, prende strade differenti. Potrebbe reincarnarsi in questo piano o essere in transito verso piani evolutivi diversi, pertanto chi si presenta nelle comunicazioni spiritiche non necessariamente è la persona che dice di essere. Si può trattare in questo caso di altre “memorie” o vibrazioni spirituali che in un certo qual modo si travestono e si presentano ai medium con una certa identità in ragione di una specifica finalità. Il fatto poi che qualcuno sia morto e ora identificato nella forma spirituale non gli conferisce immediatamente una grande saggezza o una onniscienza: accanto a entità evolute e di livello superiore, vi sono anche spiriti ignoranti e sciocchi come lo potevano essere nella vita. O, peggio, entità inferiori (appartenenti cioè a un livello di perfezione più basso), che possono manifestare atteggiamenti negativi o malvagi.

Non dimenticate infine che comunque tutti i giorni noi siamo in contatto con l’aldilà, ogni istante. Il problema è che spesso non riusciamo a rendercene conto. Dall’altra parte della soglia ci vengono trasmessi molti segnali, tante volte a livello onirico, a volte sul piano squisitamente pratico, ma non sempre riusciamo a cogliere questi messaggi, perché siamo disturbati dal “rumore e dalle interferenze” del piano materiale. Penso ad esempio a una luce che si spegne improvvisamente senza motivo, a un oggetto che si era perso e ritrovato proprio dove continuavamo a guardare, a un particolare sogno che ci ha svegliati il mattino. Semplicemente, siate più sensibili e aprite la mente a un mondo più spirituale!




venerdì 19 ottobre 2012

La mia infanzia


Non ho avuto un’infanzia facile.
Già intorno all’età di tre anni ho iniziato a vedere attorno a me volti o figure che mi accompagnavano silenziosi ovunque andassi. Poco a poco ho imparato a comunicare con loro, cosicché riuscivo a godere della loro compagnia, senza peraltro pormi grandi domandi di chi fossero e da dove venissero queste entità. Per me erano semplicemente degli amici.
Inizialmente in famiglia non prestarono troppa attenzione a questo mio isolamento dalla realtà; spesso i bambini si ritagliano un mondo di amici immaginari che svaniscono con la crescita.

A seguito della prima NDE, la mia infanzia subì un ulteriore forte cambiamento e in un certo modo fu vissuta in maniera più restrittiva rispetto ai miei coetanei. I miei genitori, temendo per la mia incolumità a causa dell’allergia agli anestetici e avendo paura che mi facessi male, diventarono ancora più protettivi: niente partite di pallone, nessuna scorribanda con altri bambini, era meglio stare a casa. E quindi spesso mi ritrovavo solo nella mia camera, isolandomi ancora di più nel mio mondo.
Pur essendo troppo giovane per dare un senso a tutto ciò che vivevo, dopo la NDE mi sono reso conto che le entità che avevo incontrato oltre la soglia erano le stesse che vedevo tutti i giorni e che c’era quindi un collegamento con un mondo ultraterreno. Inoltre, in alcuni periodi soffrivo pure sul lato fisico, con improvvise, prolungate e inspiegate febbri.

Ammetto che la situazione non era semplice da gestire né per me, né per i miei genitori che erano evidentemente preoccupati.
La razionalità di mio papà lo portava semplicemente a vedermi come un bambino malato. Cercò risposte nella medicina e nella psichiatria, portandomi in analisi da specialisti e luminari nella speranza di ottenere risposte che mai arrivarono. Non avevo nulla di patologico. Mia mamma, con la sua fede, era invece più propensa a credere che fossi vittima di qualche forza negativa non ben identificata e mi fece girare diversi esorcisti e sacerdoti. Ma anche in questo caso, nessuno sapeva dare una spiegazione, non avevo nulla di diabolico…

Dal canto mio, percepivo ma non comprendevo appieno la mia diversità. Certo, se mi paragonavo ai miei coetanei non mi vedevo come loro, ma fortunatamente non me ne importava granché, non sono mai stato un conformista. Ho imparato a gestire la situazione con i miei (pochi) amici, semplicemente evitando di raccontare loro le cose che vedevo e sentivo e dandomi da fare per comportarmi in maniera “normale”. Con il passare degli anni ho pian piano accettato questo mio mondo, senza mai farne né un vanto, né un handicap, anche se non sempre si tratta di situazioni piacevoli o positive da vivere sia sul piano fisico che spirituale.

Mi rendo conto del rischio che corro - oggi come allora - di non essere creduto o essere considerato folle o semplicemente ridicolo. Spesso ancora taccio o sorvolo di fronte al palese scetticismo o alla strafottenza di alcune persone, perché so che fondamentalmente è dettata dalla paura dell’ignoto.
La mia forza resta comunque la consapevolezza che le mie doti, indipendentemente se la persona che ho di fronte ci creda o meno, la possono aiutare. E di questo ne vado fiero.



sabato 13 ottobre 2012

Al di là dei sogni


Da sempre il tema dell’Aldilà ha ispirato diversi artisti - scrittori, pittori, ma anche registi e compositori - che hanno tentato nelle loro opere di descrivere la vita ultraterrena. Obiettivo non facile, se si pensa che tutti coloro che lo hanno visitato con un’esperienza di premorte, riportano impressioni visive, uditive, tattili e persino olfattive molto vivide, più intense di quelle terrene: colori mai visti, musiche mai sentite, paesaggi e luci oltre ogni immaginazione. Oltre ai cinque sensi amplificati, vi sono poi esperienze propriamente sovrannaturali quali la telepatia, il teletrasporto o la possibilità di creare col pensiero qualsiasi cosa.
Un film che ho particolarmente apprezzato e che è in gran parte riuscito a descrivere la vita oltre la morte, è “Al di là dei sogni” (titolo originale “What dreams may come”, di Vincent Ward, con Robin Williams), che nel 1999 ha vinto l’Oscar per i migliori effetti speciali e scenografia. In realtà il film, seppur amato dal pubblico, è stato stroncato dalla critica, che forse non ha apprezzato la storia d’amore un po’ melensa, ma non ha neppure colto la profondità dei difficili temi toccati.
I due attori protagonisti interpretano una coppia felice che deve prima affrontare la morte del cane, poi dei due figli e che viene poi separata, quattro anni più tardi, dalla morte di lui in un incidente stradale. Descritto così il film sembra un’ecatombe, una tragedia dall’inizio alla fine! In realtà, malgrado la drammaticità della storia e la descrizione della sofferenza terrena dei protagonisti, il film è un inno all’amore, vuole infondere una grande speranza e fare riflettere sul senso della morte, dell’amore e della vita dopo la morte.


Vengono mostrate, in maniera a mio avviso abbastanza corretta, diverse fasi, quali il passaggio nell’aldilà, la presa di coscienza della morte e il distacco dal mondo reale, l’analisi del proprio vissuto, l’incontro con gli angeli della morte (di cui ho già parlato), con gli spiriti guida, la reincarnazione e altri ancora. Ma penso che questo film più di altri sia riuscito sia a dare una giusta idea di quello che è il Paradiso, che in maniera molto semplice, non è nient’altro che il luogo idilliaco che ognuno di noi ha immaginato nella vita terrena. Con colori ed effetti speciali, si percepisce l’unicità del luogo, che per il protagonista corrisponde ai paesaggi raffigurati nei quadri della moglie pittrice.


Personalmente non concordo invece con l’approccio dato dal regista verso il suicidio e più in generale con la sua descrizione dell’Inferno, ispirato più a Dante Alighieri che all’amore e al perdono di Dio. Ma su questo argomento, ci ritorneremo.
Termino con una delle frasi più belle del film e il consiglio a tutti di vederlo (o rivederlo): “La gente spesso definisce impossibili cose che semplicemente non ha visto". 




venerdì 5 ottobre 2012

Come stanno i nostri cari morti?


Una delle questioni che più spesso mi sento chiedere dalle persone che si rivolgono a me, è se i loro cari morti stanno bene o male e se esiste un modo per sentire la loro vicinanza e il loro supporto.

Posso dire con grande sicurezza che stanno benone! Anzi, sono felici! Senza preoccupazioni, sani, leggeri come una piuma, con un corpo sempre giovane che non ha dolori e fastidi. Sono felicemente impegnati a imparare tutto sulla la vita e l'eternità, e spesso sono coinvolti da attività che desideravano realizzare quando vivevano sulla terra, ma che non potevano svolgere. Non vi hanno dimenticato, ma devono comunque lavorare e lasciare voi e i vostri familiari vivere le vostre vite. In altre parole, non sono molto preoccupati di rimanere intorno a voi: sono occupati e sanno che avete una vita da vivere.


Sul perché non comunicano spesso con noi, o affatto, una delle ragioni è che è difficile per loro fare ciò. Non è qualcosa che loro possono fare facilmente e, d'altra parte, poche persone hanno capacità medianiche per ricevere le loro comunicazioni. La maggior parte degli Spiriti inoltre non é capace di giungere fino al nostro livello. Possono percepire i nostri pensieri, ma potrebbero non essere in grado di comunicarci i loro.
In realtà, n
on sono granchè preoccupati per noi: ora sanno la verità cioè che noi, come loro, siamo esseri eterni. Vivremo la nostra vita e la transizione verso il piano successivo dove ci aspettano, ma nel frattempo, sanno che poco possono davvero fare per aiutarci con le nostre lotte, perchè dobbiamo lavorarci sopra da soli, imparando dalle diverse lezioni della vita terrena.

Tuttavia, è possibile ricevere la loro assistenza, anche se ciò non avviene nel modo in cui ci si potrebbe aspettare o desiderare. Ad esempio, si può avere una visione improvvisa o una sensazione di calma e di pace nel bel mezzo di una preoccupante situazione. Potreste inaspettatamente incontrare qualche persona terrena che avete bisogno di sentire, o potreste trovare "per caso" informazioni utili a risolvere un problema che vi affligge su un libro o in televisione. Ognuna di queste intuizioni potrebbe esservi stata inviata da qualche Spirito che, se lo desidera, può così trasmettere il suo messaggio.  
I nostri pensieri più intensi raggiungono i nostri cari nella vita ultraterrena e loro rispondono venendoci accanto di tanto in tanto, anche se non possiamo chiaramente vederli. Spesso tornano quando si pensa a loro, ma non osservano compleanni e anniversari, perché nella vita ultraterrena non esiste il tempo come noi lo conosciamo. 
 Se il vostro caro vi ha lasciati da neonato o da bambino, resterà per un pò con gli altri membri della famiglia che vi hanno preceduto. Essi continueranno a crescere il bambino con amore, e voi vi riunirete con lui al momento della vostra transizione. 
Anche gli animali domestici sono accuditi dai membri della famiglia fino all'arrivo dei proprietari nell'Aldilà quando l'animaletto ritorna a vivere col suo vecchio padrone. 

La risposta è dunque chiara: sono più felici di quanto non lo siano mai stati, ma sono sempre con noi e sanno che si sono separati solo per un breve periodo. E ricordate: sono più felici quando noi siamo felici.